Il caso Avatar

gennaio 7, 2010

Come tutti ormai saprete, l’Italia sarà l’ultimo paese civilizzato (civilizzato?) in cui verrà trasmesso nei cinema Avatar, il film dell’anno, futuro secondo migliore incasso della storia, ad una sola Celine Dion di distanza dalla prima posizione.

La motivazione ufficiale è che non ci possono essere troppi film in 3D al cinema in contemporanea, e c’erano già A Christmas Carol e Piovono Polpette (discreto il primo, ottimo il secondo), più adatti al clima natalizio del nostro paese.

La motivazione non ufficiale è che avrebbe fatto il culo a Christian De Sica (a cui auguriamo sempre e comunque una forma di psoriasi acuta al prepuzio) e questo non è ammissibile. Christian De Sica e i suoi film sono patrimonio na-zio-na-le. E per questo gli diamo anche un sacco di convenzioni statali, dai, che così l’anno prossimo possiamo permetterci tipo Natale in Polinesia, e vedrete che roba.

E insomma, Avatar non l’abbiamo ancora visto, e non lo vedremo ancora per otto giorni. La cosa scoraggiante è che non c’è nessuno che ci tuteli da queste politiche. I film vengono trattati come merce da mercato ortofrutticolo, si sputa amabilmente sopra al valore artistico e culturale delle pellicole. Nessuno può opporsi, nessuno può lamentarsi, possiamo al massimo indignarci e scrivere post nei nostri blog che nessuno leggerà e che, in fondo, non contengono poi chissà quale messaggio rivoluzionario.

C’è solo un tizio incazzato perchè si sente l’ultima ruota del carro, nel mondo.

10 Risposte to “Il caso Avatar”

  1. valeria said

    c’è un’altra motivazione non ufficiale: che farà sicuramente il culo anche a verdone.

  2. Mist said

    Ma Verdone è comunque mille volte meglio di De Sica.

  3. I film vengono trattati come merce da mercato ortofrutticolo, si sputa amabilmente sopra al valore artistico e culturale delle pellicole.

    Concordo pienamente. Mi dissocio solo dall’augurio tremendo a De Sica, sta nell’ingranaggio sforna soldi, ma è l’ultima rotellina di questo ingranaggio (marionetta utile beceramente contenta degli utili?).
    Un saluto

  4. Kennedy said

    Lavoro nell’ambito del cinema in qualità di (mi vergogno anche a dirlo) cinecritico, mi dispiace contraddirti ma gente molto informata nel settore mi ha riferito che la situazione è esattamente quella contraria: si temeva che il pubblico avrebbe preferito il cinepanettone ad Avatar, e dato che gli esercenti si attendono un bell’incasso da entrambi i film hanno posticipato quello di Cameron…

  5. The Pierster said

    A dire il vero io avevo letto che il timore fosse che De Sica facesse il culo ad Avatar, e non il contrario.
    E non credo fosse uno scenario così implausibile, dato che ormai il cinepanettone è una tradizione consolidata, piaccia o meno.

    In ogni caso, per me hanno fatto una scelta vincente, considerato che Avatar non può risentire della pirateria (senza 3D non vale la pena vederlo, dato che la sceneggiatura è il tallone d’achille del film) e quindi qualche settimana di ritardo potrebbe addirittura contribuire a far salire l’hype anzichè far danni.

  6. The Pierster said

    Preceduto di un minuto 🙂

  7. Inarritu said

    Ci sono comunque tanti altri film di qualità, la cui visione permette di snobbare senza sofferenza avatar..welcome, il mio amico eric, soul kitchen, dieci inverni, brothers..
    Ciao!

  8. dautretemp said

    La psoriasi al prepuzio è una perla guarda… Mi associo all’augurio e per il resto mi sento solo di ribadire: CHE TRISTEZZA!!!

  9. Masque said

    era successa la stessa identica cosa con i film del signore degli anelli, che sapevano odore di incassi stratosferici ancora prima che finissero di girare il primo…
    non so di chi sia la colpa, se dei distributori (che già non godono della mia stima, visto quanto stanno [non] facendo per Agorà, il nuovo di Amenabar e quanto hanno fatto per l’ottimo Moon di Duncan Jones), o dei gusti beceri degli italiani. di certo, una cosa alimenta l’altra.

  10. la fede said

    secondo me la questione è solo una: il denaro.
    questo tipo di programmazione fruttava di più, punto.
    e purtroppo là fuori guardano agli incassi, non alla pellicola.
    mettiamoci anche che, si sa, gli italiani preferiscono guardarsi un paio di culi e i fichi d’india a qualsiasi cosa induca a, non sia mai, riflettere, e ci troviamo nell’ormai solita vecchia puzzolente svilente degradante e tremendamente triste situazione.
    menomale che c’è internet, va là.
    se ci toccano questo, siamo tutti fottuti.

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